È ora di cambiare il nostro modo di stare sulla Terra
In un'epoca segnata dall'indiscriminato sfruttamento dell'ambiente, solo
un nuovo sistema di valori può offrirci una seconda opportunità.
Per il 95 per cento del tempo trascorso sulla Terra, la specie umana ha
vissuto in maniera molto simile a quella dei primati. Poi, con l¿avvento
dell¿Età del Progresso, siamo diventi invincibili predatori di risorse e
abbiamo messo in ginocchio la natura. Come invertire la rotta e
scongiurare il peggio? Mutando il nostro sistema di vita e di valori. Una
transizione che vede in prima linea soprattutto i giovani, riorientati dal
capitale finanziario al capitale ecologico, dal consumismo
all¿ecogestione, dai diritti sulla proprietà intellettuale alla conoscenza
open source. ¿Si può sperare che il viaggio che ora abbiamo intrapreso
nell¿Età della Resilienza ci conduca a un nuovo giardino dell¿Eden,
questa volta però non come padroni, bensì come spiriti affini nei
confronti delle creature nostre compagne con cui condividiamo la
comune casa terrestre¿.
Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economics Trends di
Washington, è autore di oltre venti libri. È uno dei principali artefici dei
piani economici dell¿Unione europea e della Cina per la transizione a
una Terza rivoluzione industriale che affronti il cambiamento climatico,
e ha svolto il ruolo di consigliere del leader della maggioranza
democratica al Senato degli Stati Uniti, Charles Schumer, per il piano
infrastrutturale del paese. Il suo nome compare nell¿elenco dei dieci
pensatori economici più influenti secondo l¿«Huffington Post». Fra i suoi
libri più recenti, ricordiamo: La società a costo marginale zero (2014) e
Un Green New Deal globale (2019).
«Jeremy Rifkin fornisce una visione del futuro che può ispirare tutti
coloro che vogliono essere agenti del cambiamento. Ci invita ad andare
oltre l¿idea di progresso e ad abbracciare una concezione olistica ed
ecologica della nostra esistenza sulla Terra. Nella nuova era, l¿empatia
e la biofilia sono al centro della nostra ri-affiliazione con la natura».
Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food International