“Ho provato odio e desiderio di vendetta, poi ho scelto il bene”



Mentre ricorda la figlia scomparsa e il suo esempio, un padre riflette sugli errori e i danni della cultura patriarcale.

Quello che chiamiamo “femminicidio” non è un reato previsto dal codice penale, eppure secondo l’Istat negli ultimi quattro anni ne sono stati commessi ben 397. Tra questi compare anche quello di Giulia Cecchettin, la ventiduenne veneta uccisa dal fidanzato che non accettava la fine della loro relazione. Un copione tristemente noto, che forse per la giovane età dei protagonisti ha acceso un forte dibattito sulle radici culturali del fenomeno e spinto il padre di Giulia, Gino Cecchettin, a una profonda riflessione. Le sue sono le parole di un uomo che ha scelto di rendere costruttivo il suo dolore, ma anche un appello alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni perché si impegnino a costruire una società più rispettosa, ma soprattutto libera dalla violenza di genere.

“Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti”.